Manifesto dell'occupazione

Pubblicato il da Gli studenti preOccupati del liceo Petrarca

Queste sono le motivazioni fondamentali espresse in modo sintetico della nostra protesta. Ci impegnamo nei prossimi giorni ad approfondire ulteriormente i testi della Riforma. Un saluto alla nostra GGGGiovane preside che usa facebook anzichè una banalissima mail ed un augurio di buon a serata.

 

 

                                                                                                                                                   Martedì 9 Novembre 2010

 

Alla cortese attenzione del dirigente scolastico,

 

Gli studenti del liceo Petrarca il giorno 8 novembre 2010 si sono riuniti in assemblea straordinaria per discutere i recenti provvedimenti stabiliti dalla Riforma Gelmini. Dal dibattito a cui hanno partecipato gli studenti e alcuni professori è emersa la delusione e la disapprovazione per i sostanziali tagli ai fondi al corpo docente e al personale ATA. La mancata assunzione dei precari , anzi la loro espulsione in massa dalla scuola, il blocco del turn-over e il sovraffollamento delle classi (la riforma ha stabilito un aumento del numero massimo consentito degli studenti per classe, che ora potrà arrivare fino a 35 alunni, comportando spesso la violazione di ogni norma di sicurezza) porta di fatto a un inevitabile calo della qualità dell'istruzione. Gli insegnanti si trovano in questo modo costretti a riproporre la vecchia e ripetitiva lezione frontale, spesso contestata dalla maggioranza degli studenti, mentre molti pedagogisti già da diversi anni hanno elaborato almeno altri sei metodi di didattica.

La riforma ha inoltre comportato la riduzione delle ore di laboratorio e delle sperimentazioni, ovvero della parte spesso caratterizzante di molti indirizzi di studio. Il pagamento delle ore di supplenza, prima direttamente a carico dello Stato, è ora stato delegato alle singole scuole, cui però non vengono concessi fondi per provvedere alla retribuzione dei supplenti; in questo modo accade spesso che molte ore di lezione vadano perse per mancanza di insegnanti. molti istituti inoltre si vedono costretti a richiedere un contributo obbligatorio (poeticamente denominato contributo volontario obbligatorio) alle famiglie per sopperire alle mancanza di mezzi e garantire l'offerta dei minimi servizi; nonostante ciò molte volte la scuola non ha i fondi per pagare le fotocopie, la carta igienica, le supplenze. Abbiamo saputo recentemente che nell'ultimo anno sono arrivate le sovvenzioni per provvedere alle supplenze; tuttavia siamo anche consapevoli del fatto che in assenza di alcuni insegnanti molte classi hanno perso lezione per lunghi periodi di tempo. Molti docenti della scuola sono infatti occupati costantemente, pertanto, in assenza di uno o più professori, risulta difficile trovare chi li sostituisca e crediamo che anche sul dispendio per le supplenze si cerchi in questo caso di risparmiare.

Mentre molti paesi europei rispondono alla recente crisi investendo in ricerca e formazione, seguendo le linee guida del Trattato di Lisbona, il quale si propone di creare un' Europa competitiva basata sulla conoscenza e sullo sviluppo, il nostro paese si muove esattamente nella direzione opposta.

Solo l'anno scorso in Italia sono stati tagliati 42.000 docenti e 15.000 lavoratori del personale ATA, in tre anni si sono persi 112.000 posti di lavoro, si tratta del più grande licenziamento di massa nella storia italiana. In particolare nella nostra regione sono state eliminate 328 cattedre.

Nella nostra scuola quest'anno la maggior parte dei viaggi d'istruzione sono stati annullati, poiché il 50% dei fondi utilizzati l'anno precedente è stato tagliato.

Gli studenti del liceo linguistico che frequentano il biennio quest'anno si sono ritrovati di fronte a una radicale riduzione dell'orario, che da 35 ore settimanali è passato a 27: non sono più previste le ore di insegnamento di diritto, di disegno e di fisica e sono state dimezzate le ore di latino. La situazione al biennio classico ha visto anch'essa una diminuzione delle ore di lezione di italiano, matematica e arte; inoltre in entrambi gli indirizzi le ore di storia e geografia sono state ridotte e assemblate in un' unica materia denominata “geostoria” che provvederà forse ad un' infarinatura approssimativa di entrambe le materie.

L'unica risposta che il governo riesce a dare alle esigenze di rinnovamento della scuola è il taglio di fondi, motivato con un fantomatico risanamento dell'ingente debito pubblico; allo stesso tempo lo Stato preferisce investire in altri campi come quello della guerra: ricordiamo che nell’ultimo anno sono stati stanziati almeno 700 milioni di euro per la sola guerra in Afghanistan. Anche per le cosiddette auto blu i soldi ci sono, tanto che in Italia il loro numero è dieci volte superiore all'America; come fatto notare da un professore in assemblea, con i soldi spesi per finanziare una sola auto blu si potrebbero pagare metà dei viaggi d'istruzione nella nostra scuola.

Sebbene continuino a sostenere che i tagli sono necessari, lo Stato negli ultimi dieci anni ha continuato ad incrementare gli investimenti alle scuole private. Per fare un esempio citiamo l'ultimo finanziamento della legge regionale sul buono scuola che ammonta a ben 22 milioni di euro.

La Riforma Gelmini si colloca in un quadro più ampio di de-finanziamento della cultura. In un momento in cui il futuro di molti di noi non sembra essere più luminoso, considerato l'ultimo taglio al 90% dei fondi per le borse di studio universitarie e l'eliminazione di numerosi corsi dell'università, crediamo che la pubblica istruzione debba e possa rimanere l'ultimo, o meglio il primo, spazio di vera democrazia, in cui poter appianare le differenze sociali con i dovuti investimenti.

È vero che “con la cultura non si mangia”, tuttavia un paese rimane competitivo solo se ottiene l'eccellenza in qualche campo, e dato che l'Italia è innegabilmente priva delle potenzialità di altri paesi in termini di risorse umane (campo nel quale dominano giganti della caratura di Cina e India) o di risorse materiali, è nell'ambito dell'istruzione e della conoscenza che l'Italia deve trovare il suo punto di forza, non il primo settore da tagliare.

In una situazione in cui l'impostazione dei cicli scolastici e della didattica in generale rimane sostanzialmente improntata su quella prevista dalla Riforma Gentile, la predisposizione dell'istruzione a suddividere rigidamente il sapere dello studente in competenze principalmente composte da nozionismo sottolinea la volontà di creare non una scuola, ma un'azienda che sforni lavoratori privi di senso critico e creativo e non educati alla cittadinanza attiva.

Noi studenti vogliamo difendere l'istruzione pubblica e costruire il nostro futuro per questo chiediamo una maggior partecipazione all'interno della scuola, investimenti significativi, una nuova legge sul diritto allo studio, poiché quella attuale risale a trent'anni fa, e uno svecchiamento della didattica che ascolti le richieste e le esigenze degli studenti.

Per tutti questi motivi si è creato questo movimento di protesta, tuttavia la scelta di avvalersi di un'azione drastica come l'occupazione è il risultato di due anni di completo silenzio da parte delle istituzioni e dell'opinione pubblica sulle proteste espresse con altri metodi.

 

 

 

Gli studenti preOccupati del liceo Petrarca

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